Sentirsi vivi con Osho Pulsation (di Aneesha Dillon)

Una volta, quando lavoravo come terapista di Pulsation in Danimarca, una donna che chiamerò Jane venne da me lamentando un cronico dolore allo stomaco. Aveva già fatto diverse visite mediche ed era evidente che non c’era nulla che fisicamente non funzionasse in lei. Grazie a quella nostra iniziale conversazione divenne chiaro che il suo fastidio non aveva nulla a che vedere con il suo sistema digestivo ma fosse piuttosto connesso ad alcune tensioni nel diaframma e nei muscoli della pancia. Jane aveva anche fastidi alla schiena, nell’area intorno al cuore e in altri posti del corpo. Per esplorare quale potesse essere il contenuto emotivo di quei disturbi, decidemmo insieme di fare una serie di dieci sessioni individuali e due gruppi di un week end ciascuno di Pulsation, distribuendo il lavoro nell’arco di tre mesi durante i quali lei si impegnava anche a partecipare alle quotidiane meditazioni attive.

Pulsation è un metodo di psicoterapia nato da due importanti correnti del movimento del potenziale umano, che creò una rottura radicale con i metodi di terapia tradizionali alla fine degli anni Sessanta.

Una è il lavoro neo-reichiano sul respiro e sul corpo, come veniva insegnato al Radix Institute nel sud della California. L’altra è la visione di Osho. Il respiro e il lavoro corporeo in Pulsation affondano le loro radici nel rilascio emozionale profondo sviluppato da Wilhelm Reich, lo psicoanalista austriaco che fu un tempo allievo di Freud. I suoi esperimenti pionieristici sull’energia vitale e sulla sessualità umana hanno influenzato molte delle odierne psicoterapie umanistiche.

Il filo rosso che lega Osho e Reich è il loro straripante amore per la vita combinato con le innovative scoperte su come poter liberare lo spirito umano imprigionato. Entrambi hanno molto insistito sul diritto che hanno tutti gli esseri, giovani e vecchi, di vivere in accordo con i loro naturali istinti corporei. Entrambi onorano e celebrano il nostro desiderio di amare e di essere amati. Sia Reich che Osho riconoscono che la negazione dei nostri bisogni sessuali e psicologici sia la base non solo delle nostre nevrosi, ma anche di forme più serie di malattie mentali. Il distacco da ciò che è naturale ha causato una diffusa paralisi negli esseri umani.

Siamo tutti condizionati, psicologicamente, socialmente e religiosamente. La maggior parte delle persone non ne sono nemmeno consapevoli. I genitori, le famiglie, le scuole e le chiese, tutti forzano i bambini a vivere, pensare e sentire in un modo ristretto, molto al di sotto del loro potenziale. Impariamo che i maschi non devono piangere e che le femmine non dovrebbero arrabbiarsi. Ci è stato detto che ognuno di noi dovrebbe nascondere le proprie emozioni sessuali e affettive, o meglio ancora non averne affatto. E noi facciamo ciò che vogliono gli altri perché abbiamo tutti bisogno del loro amore e della loro approvazione per sopravvivere: stipuliamo un contratto in cambio della loro approvazione. Per essere buoni, diventiamo emotivamente disonesti e ci tagliamo fuori dalle nostre reali emozioni. Cresciamo pieni di paura, rabbia, senso di colpa e depressione, deformandoci per diventare ciò che qualcun altro vorrebbe che fossimo. Ma cercare di soddisfare le altrui aspettative crea tensioni e rabbia. Chi vorrebbe esser costretto in una forma prefissata contro la propria volontà?

Come risultato, diventiamo malati, sia fisicamente che psicologicamente. Ma cosa si intende esattamente per repressione? Molti di noi ne hanno una vaga idea, ma pochi comprendono come questo influenzi le nostre vite.

La repressione ci chiede di rinunciare a ciò che vibra dentro di noi e di diventare spenti, energeticamente ed emozionalmente. Il nostro respiro diventa superficiale. Ingoiamo le lacrime, comprimiamo la nostra rabbia e sopprimiamo anche la gioia e le risate. Releghiamo le nostre emozioni inespresse nell’inconscio dove rimangono sepolte vive, a marcire nel buio, come ferite infette.

Le repressioni si manifestano come rigidità nel carattere, come un uomo che diventa estremamente ansioso se non vive la sua routine perfettamente scandita dall’orologio. O come una donna che, malgrado il suo anelito a condividere il proprio amore con qualcuno, rifiuta gli uomini per via di un’antica, inconscia paura legata al rifiuto subito da suo padre. Ma si manifestano anche attraverso tensioni muscolari nel corpo, mantenute dallo sforzo costante di tenere a bada qualsiasi cosa sia stato nascosto nell’inconscio. Questo ci riporta al caso di Jane, le cui tensioni croniche nel diaframma e nella pancia si manifestavano con un forte dolore.

Entrambe abbiamo ipotizzato potessero essere connesse con alcune difese attivate nel suo sistema in una tenera età in cui addirittura era messa in gioco la sua sopravvivenza. Ma come fare per sbloccarle? Pulsation è la tecnica che abbiamo usato: ci aiuta a sentire queste tensioni e a riconoscerle per ciò che sono, repressioni imprigionate nel corpo fisico. La tecnica di base è usare il respiro: respirare profondamente consente alle persone di fare esperienza diretta della propria energia vitale. Conosciuto in Oriente come Prana o Chi, e da Reich come “orgone”, questa esperienza potente può spalancare le porte interne per sperimentare emozioni forti e donare momenti di acuta chiarezza. Può inoltre creare intense sensazioni di piacere.

In Pulsation sono fondamentali anche gli esercizi di bioenergetica, esercizi orientati al corpo e all’energia che cominciano a sciogliere quella che Reich cominciò a chiamare “armatura muscolare”. Con un respiro profondo l’armatura si rafforza e il lavoro manuale del terapista direttamente sui muscoli, con una sorta di profondo massaggio, combinato con l’espressione di suoni da parte del cliente e con i movimenti del suo corpo, rilasciano tensioni ed emozioni bloccate.

“Uno dei più rivoluzionari pensatori di questa era si è imbattuto in questa armatura”, disse Osho riferendosi a Wilhelm Reich. “Reich intuì che ogni disordine mentale ha un corrispettivo blocco a livello fisico. Nel corpo qualcosa è diventato solido e morto e a meno che quella parte del corpo sia rilasciata e quel blocco disperso, a meno che la tua energia fisica non ricominci a fluire, sarà impossibile che il tuo spirito sia libero. L’armatura dev’essere buttata via: quella prigione deve essere rotta”. (Da Osho, “When the Shoe Fits”).

Il mio lavoro con Jane seguì un processo di graduale rilascio dell’armatura muscolare. Abbiamo cominciato con esercizi di ammorbidimento fisico e di respiro per aiutarla a mobilizzare molta dell’energia trattenuta all’interno. Man mano che le settimane passavano, i vari strati di paura venivano rilasciati, specialmente attraverso gli occhi, la mascella e la gola. Questa paura era concentrata sull’incapacità essenziale di essere sé stessa e di mostrare non solo la sua rabbia e il suo potere ma in particolare il suo lato selvaggio, al sua sensualità. Si era sempre sentita giudicata e condannata dai suoi genitori e non aveva mai permesso alla sua vitalità di affermarsi.
Questa paura gradualmente lasciò spazio alla rabbia che un giorno esplose in una spontanea, vitale scenata che senza dubbio non sarebbe mai più rimasta relegata nel suo inconscio per anni. Dopo questa sessione il dolore e le tensioni sembrarono migliorare e lei cominciò a sentirsi sempre più vitale, vibrante anche nella vita di tutti i giorni.

Dopo questa fase emersero strati di dolore, lacrime e una tristezza profonda che, quando lei arrivò a toccarla pienamente, immediatamente si trasformò in anelito: un cercare fuori e alla fine la sensazione di ricevere l’amore e l’accettazione che non aveva mai avuto. Alla fine di questa sessione Jane mi guardò con occhi lucenti, non più protetti, fiduciosi, profondamente in contatto con il proprio essere. Come se avessimo viaggiato insieme attraverso strati e strati di protezione, come sbucciando una cipolla. Raggiunse finalmente il suo centro, puro e vuoto, profondamente rilassato e silenzioso, già pulsante di vita. Pulsation l’aveva aiutata a riconnettersi con il naturale senso del suo benessere energetico.

Le meditazioni di Osho sono i metodi per il lavoro del quale parla. Benché esistano ormai da più di trent’anni, queste tecniche sono ancora uniche. Sono meditazioni attive e catartiche, ideate per uomini e donne moderni che hanno difficoltà a sedersi in silenzio tenendo il corpo e la mente rilassati. La gente è troppo tesa e stressata, bloccata nei propri pensieri. Tra queste, la meditazione Dinamica e la Kundalini, e anche altre tecniche che implicano vigorosi movimenti del corpo, ci danno la possibilità di buttar fuori tutte le tensioni fisiche e i rumori mentali che impediscono il rilassamento e l’armonia interiore. Queste meditazioni sono una parte integrante di Osho Pulsation.
Questo metodo afferma la vitalità del corpo e il nostro umano desiderio di amare e di essere amati. Il lavoro consiste nel rimuovere qualsiasi cosa ostacoli il nostro spontaneo, positivo flusso di energia vitale per rilasciare la gioia naturale e la celebrazione che esso naturalmente porta con sé. Dando alle persone lo spazio di esprimere le emozioni negative che hanno accumulato durante la vita, il carico di queste emozioni dolorose può essere rilasciato e disperso come pura energia. Ciò che rimane è un profondo rilassamento, una mente più quieta e un cuore più aperto all’amore. Le sensazioni che noi rifiutiamo e rinneghiamo per senso di colpa o vergogna nella nostra prima infanzia possono ora essere accettate e accolte. Ciò che era in squilibrio può trovare un equilibrio interno, ciò che era frammentato diventa armonioso e nuovamente intero.

(tratto da http://www.oshopulsation.com/article—feeling-alive-with-osho-pulsation.html) http://credit-n.ru/offers-zaim/moneza-online-zaym.html

Un commento su “Sentirsi vivi con Osho Pulsation (di Aneesha Dillon)”

  1. Molto interessante. Ho iniziato adesso la lettura di un libro di Reich. Vivo a Sestri Levante in Liguria, sapete dirmi per favore se da queste parti o nei dintorni (Milano-Torino), esistono realtà dove poter fare esperienza rispetto all’emotività bloccata?

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