Osho (inizialmente noto come Bhagwan Shree Rajneesh) insegna la meditazione non come una pratica ma come un modo di vivere. È un mistico che usa la saggezza senza tempo delle tradizioni filosofiche e spirituali dell’Oriente per affrontare le urgenti domande degli uomini e nelle donne dei giorni nostri.
Osho parla della ricerca dell’armonia, dell’unità e dell’amore che sta alla base di tutte le religioni e delle diverse tradizioni spirituali, portando alla luce l’essenza del Cristianesimo, del Chassidismo, del Buddismo, dell’Induismo, del Sufismo, del Tantra, dello Yoga e dello Zen. La sua visione è quella di un uomo nuovo e parla di ogni aspetto dello sviluppo della consapevolezza umana.
I suoi discorsi riguardano temi molto ampi e trasversali, dal significato della vita e della morte alla lotta per il potere, dalla politica alla sfida rappresentata dai rapporti d’amore, dalla creatività al significato di scienza ed educazione, benché lui non appartenga a nessuna tradizione. Conoscere se stessi è conoscere il tutto e questa è l’unica cosa su cui Osho pone l’accento, piuttosto che su credenze, dogmi, dottrine, chiese o religioni. Da un semplice processo di osservazione interiore arrivi a realizzare te stesso: la verità è dentro ognuno di noi, non bisogna cercarla altrove.
Osho è uno straordinario esempio contemporaneo della millenaria tradizione orientale di Maestri illuminati. In Oriente l’illuminazione è descritta come lo stato finale di ultima e totale consapevolezza e coscienza, come quella realizzata da Gautama il Buddha, Socrate e altri. La funzione del Maestro è infondere consapevolezza negli altri, spesso tramite atti e comportamenti inaspettati o apparentemente irrazionali, e di creare un ambiente in cui il discepolo può sperimentare la meditazione per conto proprio.
È, quindi, con una diversa percezione che si deve considerare la loro vita umana, poiché i nostri abituali criteri non possono essere applicati. Ci sono storie che raccontano di come Bodhidarma entrò alla corte dell’imperatore con una scarpa sulla testa e di un maestro Zen che piantò alberi al contrario.
Questi comportamenti possono essere compresi solo nel contesto dello sforzo costante del Maestro di portare i suoi discepoli nel momento presente, nella meditazione e, infine, condurli all’illuminazione.
La vita
Osho nacque l’11 dicembre del 1931, in Kuchwada, un piccolo villaggio nello stato del Madhya Pradesh, nell’India centrale. Si illuminò all’età di 21 anni, il 21 marzo del 1953, mentre si stava laureando in filosofa al D.N. Jain College in Jabalpur.
Nel 1966 lasciò la sua carica di professore di filosofa all’Università di Jabalpur per dedicarsi alla crescita della consapevolezza dell’umanità. Oratore potente e appassionato, viaggiò in lungo e largo in India, parlando di fronte a grandi platee, confrontandosi con leader religiosi ortodossi in dibattiti pubblici e iniziò a radunare gruppi che raggiunsero le 100mila persone nelle piazze delle maggiori città indiane, usando il nome di Acharya Rajneesh. Quattro volte all’anno conduceva intensi campi di meditazione di dieci giorni durante i quali introdusse la sua tecnica rivoluzionaria di meditazione, la Dinamica, che inizia con una fase di movimenti e catarsi, seguita da un momento di silenzio e immobilità. La maggior parte delle tecniche di meditazione tradizionali richiede di star seduti immobili e in silenzio, ma Osho capì che per molti di noi lo stress accumulato nel nostro corpo/mente rende questa condizione molto difficile. Prima di entrare nei nostri spazi silenziosi, abbiamo bisogno di lasciare andare le nostre tensioni. Negli anni Osho creò molte altre meditazioni attive, come la Kundalini, la Nataraj, la Nadabrahma, solo per citarne alcune.
Queste tecniche di meditazione attiva sono state usate da psicoterapeuti, medici e altri professionisti in tutto il mondo. Nel 1974 Osho si trasferì a Pune (allora Poona) dove fu costruito un ashram per consentirgli di focalizzare l’attenzione sui ricercatori che egli aveva radunato attorno a sé. Fu chiaro nell’affermare che il suo neo-Sannyas, o discepolato, era un percorso di dedizione verso l’autoesplorazione e la meditazione, senza alcuna rinuncia al mondo. Numerosi ricercatori iniziarono ad arrivare dai quattro angoli del pianeta e Osho, noto al tempo come Bhagwan Shree Rajneesh, dal 1974 al 1981 quasi ogni mattina tenne discorsi di 90 minuti, alternando ogni mese l’hindi e l’inglese.
Questi incontri offrivano una visione profonda su tutti i percorsi spirituali allora conosciuti, inclusi Yoga, Zen, Taoismo, Tantra e Sufismo, e sugli insegnamenti di grandi maestri come Gautama Buddha, Gesù, Lao Tzu e altri mistici. Oggi sono stati raccolti in più di trecento volumi e tradotti in molte lingue.
Inoltre, la comune offriva una grande varietà di gruppi di crescita personale che combinavano tecniche di meditazione orientali con la psicoterapia occidentale. Terapisti da tutto il mondo furono attratti in quella che, già nel 1980, era diventata una comunità internazionale con la reputazione di miglior centro di crescita e terapia del mondo, con più di 100mila visitatori ogni anno.
Nel 1981 Osho arrivò negli Stati Uniti dove i suoi discepoli americani avevano comprato un ranch nel deserto dell’Oregon centrale per realizzare un’altra comune. Fu costruita la città di Rajneshpuram che ospitava circa 5mila residenti. In pochi anni diventò la più grande e controversa comunità spirituale mai fondata negli USA e divenne un bersaglio di molti politici che fecero discorsi provocatori a suo discapito.
Nel settembre del 1985 la segretaria personale di Osho e diversi membri della comune improvvisamente abbandonarono il progetto e poco dopo fu scoperta una serie di atti illegali da loro commessi. Osho invitò le forze dell’ordine a investigare su quanto accaduto ma le autorità ne approfittarono per distruggere l’intera comune. Ufficiali federali e locali arrestarono Osho senza un regolare mandato e lo trattennero senza possibilità di rilascio sotto cauzione per dodici giorni.
Temendo per la sua vita, gli avvocati si accordarono per un patteggiamento su 2 delle 35 accuse a suo carico mosse dalla grande giuria federale in una sessione segreta. Osho ricevette una multa di 400mila dollari e fu espulso dal Paese. L’avvocato del governo americano a Portland in seguito ammise pubblicamente che il governo intendeva distruggere la comune.
Nei due anni seguenti, i governi di 21 nazioni negarono a Osho l’ingresso o lo espulsero dopo il suo arrivo. Nel 1986 Osho tornò in India e a Pune ricominciò a tenere i suoi discorsi. Velocemente l’ashram si riempì nuovamente di ricercatori giunti da ogni angolo del mondo.
All’iniziò del 1989 Osho smise di usare il nome “Bhagwan” e accettò di farsi chiamare “Osho”, un termine giapponese antico. La sua salute iniziò a peggiorare, smise di fare discorsi nel mese di agosto e iniziò ogni giorno a presenziare solo ai darshan serali, sedendo in silenzio.
Osho lasciò il corpo il 19 gennaio 1990 e poco prima disse: “Non parlate mai di me al passato: la mia presenza sarà sentita molto più forte senza il peso del mio corpo torturato”.
Oggi, a più di vent’anni di distanza, le sue parole si sono dimostrate veritiere. Da allora, migliaia di discepoli e visitatori si sono recati all’ashram di Pune (ora chiamato International Meditation Resort) e in molti altri centri a lui dedicati nel mondo.
I suoi discorsi registrati nell’arco di 30 anni sono stati pubblicati in centinaia di libri e sono oggi più popolari che mai. Solo nel 2009 sono stati venduti nel mondo tre milioni e mezzo di libri. Le sue meditazioni attive sono conosciute ovunque come la sua particolare visione della meditazione, del Tantra, dello Zen, delle relazioni e di tutti gli aspetti della vita.
Il suo lavoro non è stato una religione ma un modo di vivere, un metodo per scoprire e vivere il nostro pieno potenziale, dalla nascita fino alla morte.
Questo testo è stato usato con il permesso di Osho Viha Information Center.